NAGORNO-KARABAKH. STOP DEL PARLAMENTO EUROPEO ALL’AUTOSTRADA ARMENA

Nel quadro del conflitto del Nagorno Karabakh tra Armenia ed Azerbaigian c’è un argomento che rimbalza in questi giorni sull’agenda internazionale. Alla fine dell’anno scorso il primo ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan ha annunciato la costruzione di una nuova autostrada che avrebbe collegato il distretto di Kapan dell’Armenia con il Nagorno-Karabakh, la regione dell’Azerbaigian sotto occupazione militare dell’Armenia stessa. Durante una visita nel distretto di Zangilan, il capo del regime illegale separatista nel Nagorno-Karabakh, Araik Harutyunyan, ha annunciato i preparativi per la costruzione di una terza autostrada dall’Armenia ai territori occupati dell’Azerbaigian.
L’11 giugno scorso rappresentanti autorevoli del Parlamento europeo, nella fattispecie Marina Kaljurand, presidente della delegazione alle commissioni parlamentari del partenariato dell’Ue e dei paesi del Caucaso meridionale, Zeljana Zovko, relatore del Parlamento europeo sull’Azerbaigian, e Traian Băsescu, relatore del Parlamento europeo sull’Armenia, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta evidenziando la mancanza di consenso delle autorità competenti dell’Azerbaigian alla base della decisione di costruire tale infrastruttura, in violazione quindi del diritto internazionale, e sottolineato che ciò potrebbe trincerare l’occupazione illegale del Nagorno-Karabakh e dei suoi distretti circostanti. Gli stessi hanno deplorato l’iniziativa in quanto non favorevole alla creazione di condizioni propizie alla fiducia, alla pace e alla riconciliazione, invitando la leadership armena ad astenersi da dichiarazioni provocatorie e ad avviare un dialogo costruttivo con l’Azerbaigian.
Alcune fonti sottolineano come la costruzione di questa terza strada di 150 chilometri nella cosiddetta “direzione sud” possa comportare la proliferazione di attività economiche illegali come lo sfruttamento delle risorse naturali, il traffico di persone, armi, droghe e il riciclaggio di denaro nei territori occupati dell’Azerbaigian. Ricordiamo che i territori che l’Armenia ha illegalmente occupato a partire dal 1992 sono ufficialmente riconosciuti come parte della Repubblica dell’Azerbaigian non solo dal Parlamento europeo, ma anche da tutti i paesi aderenti all’Onu.
La dichiarazione del Parlamento europeo è del tutto in linea con le conclusioni del Consiglio dell’Unione Europea sulla politica di Partenariato orientale oltre il 2020, approvate l’11 maggio scorso e che definiscono i principali parametri della politica dell’Ue nei confronti degli Stati membri del partenariato orientale, a cui partecipa anche l’Azerbaigian, ribadendo l’impegno comune basato sulle regole dell’ordine internazionale, del diritto internazionale tra cui l’integrità territoriale, l’indipendenza e la sovranità, come affermato anche nei principi dell’Atto finale di Helsinki e della Carta dell’OSCE di Parigi. Con un sostegno così inequivocabile da parte della comunità internazionale all’equa posizione dell’Azerbaigian, i co-presidenti del Gruppo Minsk dell’OSCE dovranno sottolineare più rigorosamente e categoricamente all’Armenia la necessità di rispettare il diritto internazionale.

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