Il Parlamento Europeo dice no all’autostrada Armenia-territori occupati dell’Azerbaigian

E’ dello scorso anno la notizia della costruzione di una nuova autostrada che avrebbe collegato il distretto di Kapan dell’Armenia con il , la regione dell’Azerbaigian sotto occupazione militare da parte dell’Armenia stessa, annunciata dal primo ministro dell’Armenia Nikol Pashinyan. La strada sarebbe passata attraverso Gubadli e Jabrail, due dei sette distretti dell’Azerbaigian adiacenti alla regione del Nagorno Karabakh, occupati militarmente dall’Armenia. Negli ultimi giorni Araik Harutyunyan, capo del regime illegale separatista nel Nagorno-Karabakh, durante una visita nel distretto occupato di Zangilan, un altro distretto azerbaigiano occupato militarmente fuori dalla regione del Nagorno Karabakh, ha dichiarato che sono in corso i preparativi per la realizzazione di una terza autostrada dall’Armenia ai territori occupati dell’Azerbaigian.

Dopo aver appreso i dettagli di questo progetto, il Parlamento Europeo ha compreso che i piani della parte armena non sarebbero stati funzionali alla cooperazione regionale e al riavvicinamento tra i paesi del partenariato orientale, come previsto dall’Europa, ma avrebbero aggravato ulteriormente il conflitto nella regione. L’11 giugno 2020, rappresentanti autorevoli del Parlamento Europeo, direttamente coinvolti in processi del Caucaso Meridionale – il presidente della delegazione alle commissioni parlamentari di partenariato dell’UE e dei paesi del Caucaso meridionale, Marina Kaljurand, il relatore del PE sull’Azerbaigian, Željana Zovko e il relatore del PE sull’Armenia, Traian Băsescu, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta di condanna per questa provocazione.

 

 

La dichiarazione recita: “Annunciata l’anno scorso, la costruzione di una terza autostrada che collega l’Armenia e il Nagorno-Karabakh inizierà presto. Questa nuova infrastruttura stradale collegherà Kapan, in Armenia, con Hadrut, nel Nagorno-Karabakh, attraversando i distretti di Qubadli e Jabrayil, anch’essi occupati. In linea di principio, sosteniamo progetti che promuovono la cooperazione regionale, la connettività e i contatti interpersonali nel vicinato orientale. Detto questo, la decisione di costruire questa autostrada è stata presa senza il consenso delle autorità competenti dell’Azerbaigian, in violazione del diritto internazionale. Inoltre, potrebbe simbolicamente trincerare l’occupazione illegale del Nagorno-Karabakh e dei suoi distretti circostanti. Pertanto, deploriamo molto questa iniziativa in quanto non aiuta a creare condizioni favorevoli alla fiducia, alla pace e alla riconciliazione. Ribadiamo il nostro costante sostegno agli sforzi dei copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE e dei loro principi di base del 2009. Affinché questa mediazione abbia una possibilità di successo, chiediamo alle autorità dell’Armenia e dell’Azerbaigian di intensificare il loro impegno, in buona fede, nei negoziati sulla risoluzione pacifica del conflitto, all’interno dei confini internazionalmente riconosciuti dell’Azerbaigian”.

Ricordiamo che i territori che l’Armenia ha illegalmente occupato a partire dal 1992 sono ufficialmente riconosciuti come parte della Repubblica dell’Azerbaigian non solo dal Parlamento Europeo, ma anche da tutti i singoli paesi aderenti all’ONU. Tutte le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale dell’ONU confermano la regione del Nagorno-Karabakh insieme agli altri distretti adiacenti, come parte integrante dell’Azerbaigian, riaffermano il rispetto per la sovranità, l’integrità territoriale e l’inviolabilità dei confini internazionalmente riconosciuti della Repubblica dell’Azerbaigian, condannano l’occupazione dei territori azerbaigiani e chiedono il ritiro immediato, completo e incondizionato delle forze armate dell’Armenia da tutti i territori occupati dell’Azerbaigian, dove hanno evidenziato come la dichiarazione dei parlamentari europei mostra che l’Europa comprende gli effetti dannosi dei tentativi dell’Armenia di prolungare artificialmente la soluzione del conflitto del Nagorno Karabakh e mantenere il suo status quo. Per cui, il Parlamento Europeo invita la leadership armena ad astenersi da dichiarazioni provocatorie e ad avviare un dialogo costruttivo con l’Azerbaigian.

 

Inoltre alcuni articoli sottolineano come “la costruzione di questa terza strada di 150 chilometri nella cosiddetta “direzione sud”, ha l’obiettivo, come la strada centrale “Gorus-Lachin” e la strada “Vardenis-Agdere” nella “direzione nord” tra l’Armenia e i territori occupati dell’Azerbaigian, di saccheggiare ad un livello ancora più aggressivo le preziose risorse naturali nei territori occupati dell’Azerbaigian. Informazioni dettagliate sull’attività economica illegale nelle terre dell’Azerbaigian occupate sono contenute nel rapporto del Ministero degli Affari Esteri dell’Azerbaigian “Attività economiche illegali e altre attività nei territori occupati dell’Azerbaigian” e nel rapporto congiunto del Ministero degli Affari Esteri e della Società Statale Azercosmos “Attività illegali nei territori dell’Azerbaigian occupati dall’Armenia: prove dai satelliti”. Le immagini satellitari dimostrano chiaramente lo sfruttamento delle risorse naturali in tutti i territori occupati, i cambiamenti nelle infrastrutture della regione, la costruzione di sistemi di irrigazione e il lavoro agricolo.”

Si evidenzia anche come “le istituzioni internazionali hanno ripetutamente assegnato un ampio spazio a questo problema. Il think tank israeliano Kohelet Policy Forum in due rapporti ha prestato particolare attenzione alle attività economiche illegali delle società internazionali in questi territori e all’insediamento illegale da parte dell’Armenia nei territori azerbaigiani occupati. Il ricercatore britannico Harold Kane ha scritto nel suo libro “Narco Karabakh” sull’uso attivo delle terre sequestrate per il traffico di persone, armi, droghe e riciclaggio di denaro. Per cui, non è difficile indovinare a quale scopo è intesa la famigerata “terza strada“. L’obiettivo, che l’Armenia pone su una scala più globale, consiste nel desiderio di consolidare lo status quo, basato sull’occupazione militare, minare la soluzione pacifica del conflitto e annettere i territori occupati dell’Azerbaigian.” 

Nell’Armenia, la dichiarazione dei rappresentanti del Parlamento europeo è stata profondamente travisata. L’Ombudsman (mediatore) dell’Armenia, attivista per i diritti umani, Larisa Alaverdyan, ha detto che questo documento è considerato come “un completo fallimento della diplomazia parlamentare armena”, invece l’analista Karen Bekaryan ha definito questo evento “un altro vergognoso fallimento della politica estera dell’Armenia nella direzione europea e nella diplomazia parlamentare”.

Interessante l’analisi di chi mette in luce come “la comunità internazionale sta iniziando a rendersi conto più chiaramente che l’indifferenza all’aggressività, all’occupazione e al separatismo in un punto del pianeta in qualsiasi momento può seriamente avere ripercussioni altrove. Ora, il mondo inizia a rispondere più adeguatamente all’occupazione armena dei territori azerbaigiani, che è confermata da altri documenti e dichiarazioni di organizzazioni internazionali.” A questo proposito, è opportuno ricordare il recente non riconoscimento univoco delle così dette “elezioni” nei territori occupati dell’Azerbaigian. Numerosi stati e organizzazioni internazionali non hanno riconosciuto le così dette “elezioni” e hanno dichiarato che il quadro costituzionale e giuridico in cui si sono svolte non ha valore giuridico, che la risoluzione del conflitto del Nagorno-Karabakh è possibile solo sulla base delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’ONU e che eventuali elezioni nella regione del Karabakh dell’Azerbaigian si possono svolgere esclusivamente nell’ambito della Costituzione della Repubblica dell’Azerbaigian.

Tra gli stati che hanno respinto le così dette “elezioni” nei territori occupati dell’Azerbaigian è presente anche l’Italia. Il Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale ha espresso di non riconoscere le così dette “elezioni” in Nagorno Karabakh. Questa posizione italiana è stata seguita anche dalla firma, durante la visita di Stato del Presidente dell’Azerbaigian in Italia il 20 febbraio scorso da parte del Presidente Ilham Aliyev e del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte della Dichiarazione Congiunta sul Rafforzamento del Partenariato Strategico Multidimensionale tra la Repubblica dell’Azerbaigian e la Repubblica Italiana, che rappresenta il documento politico di più alto livello mai sottoscritto dalle parti. La Dichiarazione Congiunta conferma il reciproco sostegno all’indipendenza, alla sovranità, all’integrità territoriale e ai confini riconosciuti a livello internazionale di entrambe le parti, nonché all’inammissibilità di atti di aggressione nelle relazioni interstatali. Nel documento si sottolinea che le parti sostengono una risoluzione pacifica del conflitto del Nagorno Karabakh tra l’Armenia e l’Azerbaigian, sulla base dei principi fondamentali dell’Atto Finale di Helsinki, in particolare la sovranità, l’integrità territoriale e l’inviolabilità dei confini internazionali, come sancito nei pertinenti documenti e decisioni dell’ONU e dell’OSCE, così come nell’ambito del processo negoziale in corso, tenuto sotto l’egida dell’OSCE

La dichiarazione dei tre rappresentanti di spessore del Parlamento Europeo direttamente coinvolti nei processi nel Caucaso Meridionale è compleamente in linea con le Conclusioni del Consiglio dell’Unione Europea sulla politica di Partenariato orientale oltre il 2020, approvate l’11 maggio 2020. Questo documento, che definisce i principali parametri della politica dell’UE nei confronti degli Stati membri del partenariato orientale, a cui partecipa anche l’Azerbaigian, ribadisce l’impegno comune basato sulle regole dell’ordine internazionale, del diritto internazionale, tra cui l’integrità territoriale, l’indipendenza e la sovranità, come affermato anche nei principi dell’Atto finale di Helsinki e della Carta dell’OSCE di Parigi.

Il notevole sostegno della comunità internazionale all’Azerbaigian dovrebbe portare i co-presidenti delGruppo di Minsk dell’OSCE a spingere in maniera più insistente l’Armenia verso il rispetto del diritto internazionale. Allo stesso tempo, l’Azerbaigian conserva sempre il diritto di autodifesa ai sensi dell’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, per utilizzare tutte le misure necessarie, inclusa l’applicazione delle forze militari, per ripristinare la sua integrità territoriale.

Dariush Rahiminia – (Sapienza, Università di Roma)

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